manuela1965 ha scritto:gloriaz ha scritto:Perdonate lo sfogo,
ma non ne posso più di tutta questa negatività "preventiva".
Innanzitutto stiamo parlando di tecnologie che altrove sono realtà quotidiana ormai da anni, non di capricci tecnologici da teen-agers. Noi della PA avremmo già dovuto adattarci da tempo, senza attendere l'imposizione della legge.
In secondo luogo, provenendo da 10 anni di lavoro in una piccola azienda del privato, vorrei far notare che la "lagna" è un lusso che ci possiamo permettere solo nella PA. Nel privato non c'è spazio per la lamentela: o ti adatti al mercato/ambiente/evoluzione tecnologica o sei fuori.
Scusate, ma, pur comprendendo tutte le difficoltà (le vivo anch'io), a volte mi sembra che facciamo la figura del bambini viziati.
Forse lavori all'Ufficio anagrafe?
Illuminaci:
Il tuo Comune quanti abitanti fa?
Quanti dipendenti siete? Divisi per i vari Uffici...(esempio il tuo).
Quante ore di lavoro fai settimanalmente?
Quante ferie arretrate hai?
Altre ed eventuali..
Lavoro all'ufficio Ragioneria, non all'Anagrafe. Per inciso, ho molto rispetto per i colleghi dell'anagrafe e so che il loro è un lavoro importante e delicato.
Il mio comune fa circa 35mila abitanti e in ragioneria siamo attualmente in 10 (non interi, considerano maternità, part-time ecc..).
Il punto non è quanto lavoro adesso: nella mia esperienza del privato ho lavorato per 14 ore al giorno per settimane intere e mi potevo permettere 10-15 giorni di ferie all'anno. Se non arrivavo a consegnare alla scadenza non avevo uno stipendio garantito: era già tanto che non mi chiedessero anche i danni.
Ho imparato ad ottimizzare il lavoro, delegando, procurandomi gli strumenti necessari, insistendo per modificare le condizioni in cui lo dovevo svolgere. Per pura sopravvivenza.
Molti di noi - ed è un vero peccato - non si rendono conto di quanto siamo fortunati.
Ormai sono da molto tempo nella PA, ma ancora non mi abbandona quell'energia che avevo all'inizio: quella che deriva dalla consapevolezza di poter far bene un lavoro, interpretando le novità normative come delle opportunità progettuali, senza essere strangolati dalle esigenze del mercato. La mia esperienza lavorativa mi ha insegnato che la lamentela non porta da nessuna parte, se non ad aumentare il senso di frustrazione e a perdere il senso di ciò che siamo stati chiamati a fare.