FARE...INUTILMENTE ACCERTAMENTI IMU-TARI

Che senso ha perdere un sacco di tempo e soldi quando sai già come andrà a finire?
Quando lo Stato deve recuperare le tasse non pagate dai grandi contribuenti (cioè chi è destinatario di cartelle superiori ai 100mila euro), l’incasso medio si ferma al 2,7 per cento. A rivelarlo è la Corte dei conti nel giudizio di parificazione su dati dell’Agenzia entrate-riscossioni. Analizzando le cartelle esattoriali nel periodo 2008-2019 risulta che, a fronte di 302,9 miliardi di imposte da riscuotere coattivamente, il Fisco ha recuperato solo 8,2 miliardi. I giudici contabili forniscono anche una fotografia complessiva delle casse pubbliche. Il “magazzino” delle entrate di cui dovrebbe beneficiare lo Stato ammonta infatti a 954,7 miliardi di euro a fine 2019, ma di questi importi solo 79,6 miliardi hanno concreta probabilità di rimpinguare i conti del Paese.
Per il resto, spiegano i giudici contabili, si tratta di importi attribuibili a soggetti falliti, ditte cessate e contribuenti nullatenenti. Nello specifico, si legge nel dossier, 153 miliardi appartengono a società fallite, 118,9 a cittadini deceduti e ditte cessate, 109,5 a nullatenenti, 68,8 per ‘scarico sospeso’. A questi si aggiungono 410 miliardi che riguardano cartelle riferibili a soggetti che nel passato erano già incappati in procedure coattive e ora sono gravati da nuovi debiti.
Quando lo Stato deve recuperare le tasse non pagate dai grandi contribuenti (cioè chi è destinatario di cartelle superiori ai 100mila euro), l’incasso medio si ferma al 2,7 per cento. A rivelarlo è la Corte dei conti nel giudizio di parificazione su dati dell’Agenzia entrate-riscossioni. Analizzando le cartelle esattoriali nel periodo 2008-2019 risulta che, a fronte di 302,9 miliardi di imposte da riscuotere coattivamente, il Fisco ha recuperato solo 8,2 miliardi. I giudici contabili forniscono anche una fotografia complessiva delle casse pubbliche. Il “magazzino” delle entrate di cui dovrebbe beneficiare lo Stato ammonta infatti a 954,7 miliardi di euro a fine 2019, ma di questi importi solo 79,6 miliardi hanno concreta probabilità di rimpinguare i conti del Paese.
Per il resto, spiegano i giudici contabili, si tratta di importi attribuibili a soggetti falliti, ditte cessate e contribuenti nullatenenti. Nello specifico, si legge nel dossier, 153 miliardi appartengono a società fallite, 118,9 a cittadini deceduti e ditte cessate, 109,5 a nullatenenti, 68,8 per ‘scarico sospeso’. A questi si aggiungono 410 miliardi che riguardano cartelle riferibili a soggetti che nel passato erano già incappati in procedure coattive e ora sono gravati da nuovi debiti.