sul mappale rimane una potenzialità edificatoria, di oltre 30.000 mq; l'accatastamento cita l'intera superficie del mappale, anche quella su cui sorge il D/1, ma rimane una cubatura costruibile.
Premetto (ma è una mia "logica" deduzione) che la ditta fraziona mai i mappali proprio per mantenere la possibilità di sostenere si tratti di aree pertinenziali. Da una indagine fatta anche su comuni del territorio questa situazione è piuttosto comune, per cui si creerebbe un bel precedente. Un comune sta accertando per lo stesso motivo, un altro svariati anni fa ha perso un contenzioso per un motivo simile.
Premetto che in fase di accertamento con UTC è stato calcolato il valore venale non sull'intera area "non coinvolta" dalla costruzione D/1, ma partendo dalla cubatura residua e rapportando alla superficie l'area, quindi già si è adottata una politica di agevolazione del contribuente, data la complessità del caso.
Ora però sorge un ulteriore problema: gli atti sono stati notificati il 17/11, e l'istanza di annullamento in autotutela è stata inviata via PEC in data 22/01 quindi decorsi i 60 gg. La società aveva telefonato all'uff. tributi per avere info ma avevo specificato di inviare memorie scritte per poter fornire la documentazione necessaria; avevano chiesto un incontro esplicativo 4 gg prima della scadenza dei 60 gg ma non ero presente pertanto il colloquio ha avuto luogo il 59° giorno. Nonostante il mio sollecito di inviare annotazioni scritte entro il giorno successivo per la scadenza dei termini, la PEC è stata spedita successivamente.
Cosa mi si prospetta? grande confusione, questo è sicuro...
