Samuele77 ha scritto:Secondo l'art. 22 comma 1 del CCNL 21.05.2018, l'orario di lavoro è articolato su (almeno) cinque giorni settimanali.
Samuele77 ha scritto:Prima bisognerebbe capire per quale ragione l'ente vorrebbe derogare alla regola dei 5 giorni ([color=#0000FF]ammesso e non concesso che la deroga sia legittima[/color]), poi se ne può ragionare.
Come vedi il terzo comma dell'art. 3 collega l'articolazione dell'orario di lavoro alle esigenze degli utenti dei servizi e all'ampliamento della loro fruibilità, all'ottimizzazione dell'impiego delle risorse umane, al miglioramento della qualità delle prestazioni e dei rapporti con gli altri enti. Anche ammesso che la deroga sia consentita, personalmente faccio un po' fatica ad immaginare in quale modo la riduzione a 4 giorni dell'orario di lavoro possa essere funzionale ad uno di questi obiettivi, ma solo tu sai qual è la ragione della deroga nel caso che hai in mente.
Samuele77 ha scritto:Nessuno dei criteri previsti dal comma 3 è collegato anche solo indirettamente con le esigenze personali dei lavoratori, per cui semplicemente il problema non si pone. In ogni caso non si può modificare l'orario di lavoro di un singolo lavoratore, se non è coerente con l'orario di servizio (del servizio cui la persona è assegnata), dato che l'orario di lavoro deve essere funzionale all'orario di servizio e di apertura al pubblico (art. 22 comma 1). Se l'orario del servizio è su 5 giorni come si può ritenere che un orario di lavoro su 4 giorni sia funzionale a quell'orario di servizio? La domanda è retorica e la risposta è: non si può fare.
Samuele77 ha scritto:L'orario di lavoro deve essere compreso nell'orario di servizio (circolare funzione pubblica n. 7/1995). Ora, se per accontentare un lavoratore si modifica il suo orario di lavoro, facendogli fare più ore di tutti gli altri colleghi in quattro giorni, dovresti modificare l'orario di servizio di quei 4 giorni per farci rientrare le ore aggiuntive del lavoratore di cui si tratta. Ma l'orario di servizio è funzionale al servizio e non alle esigenze personali dei lavoratori. Dato che la motivazione negli atti amministrativi è "tutto", fare una cosa di questo tipo per una ragione che semplicemente non è ammessa (dato che i dipendenti sono a servizio della PA e dei cittadini, e non viceversa), peraltro violando platealmente una norma del CCNL, non sta proprio in piedi.