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Un dipendente dell'ente, trasferitosi per mobilità volontaria, viene chiamato dal P.M. a rendere testimonianza in processo penale per fatti di quando era al servizio di altra amministrazione (sempre ente locale).
Volevo sapere se tale assenza del dipendente dovrà essere inquadrata con permesso personale ex art. 19 CCNL oppure potrà essere considerata come orario di lavoro?

Io ho trovato solo questo parere Aran, non so se sia ancora attuale...

https://www.aranagenzia.it/index.php/or ... pplicativi

mi è capitato un caso uguale al tuo.
noi lo abbiamo trattato come attività di servizio a tutti gli effetti con pagamento delle spese di trasferta ecc.
chiaramente è stato richiesto il rimborso di tutte le spese (compresa la retribuzione giornaliera) al Comune di provenienza , che dopo un po' di "tira e molla" ha dovuto riconoscere che il rimborso era dovuto.

Ritengo che non soltanto l'orientamento sia tuttora applicabile ma che esso vada inteso correttamente: ossia il termine "amministrazione", riferito all'ufficio di attuale appartenenza, debba essere esteso all'Amministrazione con la A maiuscola, quest'ultima intesa come complesso di uffici statali e, quindi, relativa anche all'ufficio nel quale il dipendente, a suo tempo, prestava servizio.
D'altro canto illogica risulterebbe una soluzione di segno contrario, posto che il suddetto dipendente viene escusso non quale teste in una causa privata ma in un contenzioso che vede coinvolto lo Stato, indipendentemente dalla sua articolazione specifica

Grazie per le risposte. Secondo voi, essendo il comune ove rendere testimonianza distante oltre 100 km, il dipendente dovrà timbrare la giornata di lavoro oppure con il rilascio di attestazione da parte del cancelliera potrà essere riconosciuta ex post l'intera giornata lavorativa?

Come chiosava il poeta: "la seconda che hai detto"